Il parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, caratterizzata dalla progressiva degenerazione e morte di alcune cellule neuronali in un’area profonda del cervello chiamata sostanza nera. La morte di queste cellule provoca la scomparsa del neurotrasmettitore da loro rilasciato, la dopamina, fondamentale per la regolazione del movimento. La diretta conseguenza è che i soggetti affetti dalla malattia sviluppano precoci alterazioni del movimento con compromissione della mobilità, bradicinesia, rigidità, tremore e instabilità posturale e inclina i pazienti verso uno stile di vita sedentario. Pertanto il trattamento non può prescindere dal recupero del movimento attraverso l’esercizio fisico che rappresenta una vera e propria terapia a basso costo e senza effetti collaterali, complementare all’utilizzo dei farmaci. Secondo la Parkinson’s Disease Society il Metodo Pilates può essere un’ottima terapia complementare da utilizzare accanto alle terapie tradizionali in quanto capace di rallentare e contrastare l’instaurarsi delle inabilità motorie tipiche della malattia poichè lavora direttamente sui problemi di coordinazione e respirazione, permette di esercitare il proprio equilibrio e di controllare la postura proprio con esercizi che coinvolgono e rinforzano i muscoli posturali. Il pilates infatti:
-attraverso l’esecuzione di movimenti alternati di contrazione e allungamento agisce stimolando le risposte riflesse, migliora la capacità di rilassamento muscolare e permette di contrastare la rigidità tipica dei parkinsoniani;
-aiuta a contrastare i problemi di coordinazione grazie all’esecuzione di esercizi che richiedono di muovere contemporaneamente parti diverse del corpo, con movimenti ritmici e consecutivi;
-permette di utilizzare in maniera conscia e volontaria un enorme numero di fibre muscolari;
– aiuta ad eseguire i movimenti in maniera armonica e precisa, contrastando la lentezza del movimento tipica della malattia;
– migliora la postura con esercizi che rinforzano i muscoli posturali (addome e schiena);
-contrasta la perdita della destrezza manuale;
– rende i pazienti consapevoli della propria dimensione corporea e li aiuta a raggiungere uno stato di benessere psicofisico, contrastando così la depressione;
-migliora l’equilibrio;
– stimola la mobilità dei piedi e delle caviglie, necessari per una solida base di appoggio;
-riduce la fatica e aiuta a stabilire nuove relazioni per una migliore qualità della vita;
Il protocollo di lavoro si struttura in 3 cardini:
1.presa di coscienza dei problemi posturali e motori e conseguente proposta di strategie per risolverli;
2.esercizi finalizzati al riapprendimento della corretta sequenza dei gesti richiesti per compiere determinati movimenti, ovvero una rieducazione cognitiva;
3. esercizi di tipo occupazionale atti a migliorare l’autonomia nelle attività del vivere quotidiano: scrivere, girarsi nel letto, alzarsi da una poltrona, usare utensili, ecc.
Questo protocollo si è rivelato essere particolarmente efficace nel rallentare l’evoluzione della malattia e nel ridurre la necessità di aumentare il dosaggio farmacologico. Se un paziente si mantiene autonomo ed è in grado di camminare correttamente, non avverte la necessità di aumentare la posologia dei farmaci e può mantenere una buona qualità della vita interrompendo quel circolo vizioso: disturbi del cammino-riduzione dell’autonomia-peggioramento clinico, responsabile del decadimento della vita dei pazienti parkinsoniani.
Non perdere l’entusiasmo per la vita e la forza di combattere sono altre armi fondamentali per non farsi dominare dalla malattia.
Il metodo Pilates può essere un completamento nel trattamento del paziente afflitto dalla malattia di Parkinson, uno strumento aggiuntivo per contrastarla.
Lascia un commento